Storia
Collezioni per una scuola d’arte
Le origini
aristocratici e artisti per la fondazione di una scuola
L’Accademia Ligustica di Belle Arti fu fondata nel 1751, per iniziativa di alcuni esponenti dell’aristocrazia genovese più sensibili alle nuove idee illuministiche che iniziavano a circolare in tutta Europa, coordinati dal marchese Giovanni Francesco Doria. Il patriziato cittadino era anche desideroso di recuperare un proprio ruolo politico nella promozione di iniziative economiche e culturali, che potessero dar vita ad una nuova rinascenza dopo la crisi che aveva travagliato anche la gloriosa Repubblica di Genova.
Alla supplica inoltrata dai promotori per l’apertura di una Scuola di Pittura e Scultura, i senatori della Repubblica risposero accordando la protezione e suggerendo di aggiungere ai corsi una Scuola di Architettura Militare e Civile. Vennero aperte le prime tre scuole: Pittura, Scultura ed Architettura.
Pittura e Scultura furono ulteriormente suddivise in Disegno elementare, Disegno dal rilievo e Disegno dal nudo; mentre la Scuola di Architettura fu divisa in due corsi: Geometria e Architettura civile e militare. A questi primi corsi si sarebbero aggiunti, nell’ultimo scorcio del Settecento, la Scuola di Disegno dai Gessi e la Scuola di Incisione.
L’anno scolastico iniziava il 12 novembre e terminava il 13 agosto; le lezioni venivano tenute di sera durante l’inverno e di mattina durante l’estate.
La prima sede fu un appartamento in Palazzo Imperiale (via degli Orefici), successivamente per l’aumento degli iscritti l’Accademia si trasferì in un edificio in Vico della Neve, proprietà dell’Ospedale di Pammatone e in seguito nel palazzo di via del Promontorio fino al 1831.
Di quest’ultima sede resta traccia nel toponimo “Vico dell’antica Accademia”.

EDIFICIO
Il palazzo dell’Accademia
L’edificio che dal 1831 ospita l’Accademia Ligustica di Belle Arti fu costruito su progetto dell’architetto civico Carlo Barabino, a partire dal 1826 sull’area un tempo occupata dal convento adiacente alla duecentesca chiesa di San Domenico. Il severo prospetto neoclassico doveva accordarsi con quello dell’attiguo Teatro dell’Opera, realizzato su progetto dello stesso architetto nel 1828 sul sedime dell’antica chiesa domenicana.
L’attuale blocco edilizio isolato con portici in pietra su tre lati è conseguenza dei lavori di trasformazione urbanistica della zona alla fine dell’Ottocento.
Tali lavori comportarono anche la demolizione della “Rotonda”, lo spazio più aulico e rappresentativo dell’edificio, in origine collegato visivamente allo scalone da un’ampia apertura ad arco che ne consentiva la percezione già all’ingresso.
Di notevole interesse rimane l’ampio pozzo centrale, attorno cui si snodano diverse rampe. Nelle nicchie dell’atrio ottagonale d’ingresso sono collocate quattro sculture in marmo che raffigurano grandi artisti genovesi: Luca Cambiaso, Filippo Parodi, Bernardo Strozzi e Bernardo Schiaffino; le prime due opera di Luigi Orengo (1935), le altre di Guido Galletti (1939).

Il patrimonio del Museo, esposto in galleria e conservato nei depositi, si costituì a partire dall’origine della scuola in funzione didattica.
Fin dalla fondazione dell’Accademia, infatti, gli Accademici d’Onore provvidero a dotare l’istituto dei supporti ausiliari fondamentali per la didattica dell’arte: volumi per la biblioteca, dipinti, disegni, repertori di stampe, calchi in gesso da sculture famose dell’antichità greco-romana.
L’insegnamento era infatti improntato, in origine, allo “studio del bello antico”, tanto che anche i modelli viventi della Classe di Nudo venivano spesso atteggiati dal docente in pose ispirate alla statuaria classica.
Tutti questi materiali, comuni alle accademie d’arte settecentesche, si ritrovano negli inventari più antichi che ne registrano l’origine: acquisti, donazioni o lasciti.
SECONDA GUERRA MONDIALE
I bombardamenti
I bombardamenti della seconda guerra mondiale, dal 7 novembre 1942 al 4 settembre 1944, determinarono la totale distruzione dei vani sottotetto e quella parziale degli ambienti del primo e del secondo piano dello storico palazzo di Piazza De Ferrari. Nel dopoguerra la ricostruzione fu affidata all’architetto Mario Labò, incaricato della redazione del progetto di recupero e ridistribuzione degli spazi interni destinati ad accogliere l’Accademia di Belle Arti e la Civica Biblioteca Berio. Quest’ultima vi rimase fino al 1998, quando fu spostata nel restaurato Palazzo del Seminario in Via del Seminario.


UN PATRIMONIO A DISPOSIZIONE DI TUTTI
Il museo oggi
Il Museo dell’Accademia Ligustica, aperto al pubblico nel 1980, custodisce un ricco patrimonio di dipinti, disegni, stampe, calchi in gesso, sculture e bozzetti, fotografie storiche e matrici calcografiche, maioliche e porcellane. Una raccolta eterogenea, ma profondamente legata alla storia dell’Accademia, quale luogo deputato alla conservazione del patrimonio, prima della istituzione dei musei pubblici, e anche alla formazione di giovani artisti. Oltre trecento dipinti, molti dei quali esposti a rotazione nelle sale del primo piano, costituiscono infatti una vera antologia della pittura in Liguria dal XIV al XXI secolo. Capolavori dei grandi maestri della scuola genovese tra Cinque e Seicento – Luca Cambiaso, Bernardo Strozzi, Giovanni Battista Paggi, Domenico Fiasella, Gioacchino Assereto, Gio Benedetto Castiglione detto Grechetto, Domenico Piola – si affiancano a significative testimonianze della produzione artistica dell’Ottocento e del Novecento, tra le quali spiccano opere di Tammar Luxoro, Ernesto Rayper, Alfredo D’Andrade, Serafín Avendaño, Rubaldo Merello, Plinio Nomellini e Giuseppe Cominetti, fino a Attilio Mangini, Edoardo Alfieri, Sandro Cherchi e Raimondo Sirotti.
Un patrimonio oggi a disposizione dei visitatori ma anche di studenti e professori, spesso impegnati in attività didattiche nelle sale del Museo.